martedì 20 marzo 2012

"I nuovi servi della gleba"

Il titolo di questo post mi è stato suggerito, involontariamente, da un caro amico col quale tante volte abbiamo chiacchierato di storia, soprattutto antica  e medievale. La storia 'si ripete ... anche se con andamento a spirale', nel senso che ritrova somiglianze, ma non è mai uguale. Tante volte abbiamo condiviso questo pensiero di filosofia della storia e abbiamo ricercato verifiche nel tempo.
Ebbene, dopo il decreto Salva Italia (ma più d'uno è convinto che l'ammazza), con le imposizioni fiscali sulla 'terra' (l'antica madre che ci salva ...), sul lavoro e la fatica secolare di generazioni e generazioni  (anche se pare  che molti, figli della stessa terra, se lo siano scordato in quanto appartenenti a un'altra categoria, quella dei Marziani), è sempre più chiara la convinzione che ormai ci sia un unico padrone, uno e solo quello: lo Stato che impone; tutto il resto è solo illusione.
Ma se si avesse in cambio (do ut des) ciò che si dà, sarebbe da ritenere una cosa regolare. Quando saranno noti i dati del recente censimento che attesterà una popolazione del nostro Appennino decimata o quasi inesistente si potrà riflettere in modo appropriato chi dovrà recitare il mea culpa o il de profundis.
Non certo lo farà chi scarica sugli altri le responsabilità e se ne sta lavando le mani.
"Noi non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'Italia ... ..." disse qualcuno. Ma erano altri tempi! Appena più di 150 anni fa.

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