" .... onde non tacque/ le tue limpide nubi e le tue fronde/ l'inclito verso di colui che l'acque/ cantò fatali, ed il diverso esiglio, / per cui bello di fama e di sventura/ baciò la sua petrosa Itaca Ulisse/".
Credo che tutti abbiate riconosciuto i versi del sonetto "A Zacinto" di Ugo Foscolo. Sonetto quasi certamente imparato a memoria nei diversi anni di studio.
L'eroe "bello di fama e di sventura", che il poeta ha reso immortale l'avrete certamente riconosciuto. Dopo dieci anni di guerra voleva tornare a casa ... dalla sua famiglia, forse la cosa più naturale. Ma gli imprevisti del fato furono tanti e lo misero duramente alla prova. In questi tempi, invece, per ogni atto compiuto in esecuzione del proprio dovere, si parla di eroismo; spesso fuori luogo. I martiri non erano suicidi; assolutamente! E neppure gli eroi negativi descritti nella storia. Ma in un momento particolare della loro vita, il destino, in stretto rapporto con varie circostanze e in primo luogo il loro temperamento, ha giocato un ruolo dominante per renderli immortali ... da ogni punto di vista.
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